Perché non conviene il Superbonus?
Il Superbonus non si smentisce mai ed ancora oggi, a 3 anni dalla sua nascita, è tra le misure più discusse da contribuenti e politica. Dopo le ultimissime decisioni prese dal Governo Meloni, una domanda vince tu tutte: il Superbonus conviene ancora? A ben guardare, la risposta pare tutt’altro che positiva.

Quando il Governo Conte II lo partorì, il Superbonus apparve a tutti i contribuenti come una vera e propria manna dal cielo. All’inizio, tra l’altro, le istruzioni erano così “facili” da non sembrare reali: bastava, ad esempio, cambiare la caldaia per poter usufruire di un mondo di opere trainate, come l’installazione di pannelli fotovoltaici o la sostituzione dei vecchi infissi.
E per il rimborso? Si poteva scegliere tra la detrazione fiscale o optare, addirittura, per la cessione del credito e lo sconto in fattura. Ma come stanno oggi le cose? In effetti sembrava troppo bello per essere vero, almeno a giudicare dalla situazione attuale in cui i “se”, i “ma”, i “forse” hanno tolto credibilità a questa misura al punto da metterne in dubbio la convenienza. Ma perché il Superbonus, oggi, non conviene? Scopriamolo!
Superbonus: l’agevolazione che non conviene più!

Gli entusiasmi iniziali ruotati attorno al Superbonus e alle sue infinite potenzialità si sono spente e man mano che questo accadeva, i rischi connessi alla sua scelta ne hanno fatto drasticamente calare popolarità e convenienza. Non è un caso se oggi la misura è al centro dell’attenzione di molti esperti ed economisti e che, da più parti, inizi a sollevarsi un parere tutt’altro che positivo. Conviene? Non conviene? Quali sono i rischi?
È proprio sul fattore rischio che si gioca buona parte della non convenienza dell’attuale Superbonus. Il primo è indubbiamente quello di non capirci più nulla: con tutti questi cambiamenti è difficile raccapezzarsi e l’aiuto di esperti è fondamentale (il che si traduce in ulteriori costi da sostenere). Altro rischio molto più che concreto è che la misura, anche una volta presentata tutta la documentazione (tra l’altro corposissima) non venga riconosciuta (e si perda, quindi, la possibilità di eseguire “gratuitamente” i lavori).
Perché il Superbonus potrebbe non essere concesso? Sono diversi i motivi tra cui, indubbiamente, spiccano i costi degli interventi superiori alle soglie massime consentite o il non essere riusciti a migliorare di due classi l’efficienza energetica dell’immobile interessato dai lavori.
Una volta conclusi questi ultimi, infatti, un tecnico dovrà certificare un salto (in positivo) di due classi energetiche che diventano una nel caso quella di partenza sia la B. Solo successivamente verranno rilasciate le asseverazioni tecniche e i visti di conformità. E non è detto, è bene ribadirlo, che anche con queste documentazioni l’accesso al bonus sia garantito.
Reazioni post blocco cessioni: il 52% dice non al Superbonus
Questo clima di sconforto generale nei confronti del Superbonus ha subìto negli ultimi giorni una vera e propria impennata. Il Decreto blocca cessioni che il Governo Meloni ha approvato il 16 febbraio 2023 ha sollevato un vero e proprio vespaio di polemiche. Lo stop alla possibilità di ricorrere alla cessione del credito e allo sconto in fattura è stato visto come un taglio ulteriore alla convenienza del Superbonus.
In pochi, infatti, visto il momento di crisi economica attuale, sarebbero disposti ad iniziare i lavori potendo contare, dopo iter burocratici lunghi e stressanti, solo sul rimborso, spalmato in più anni, con Dichiarazione dei Redditi senza poter approfittare di una liquidità immediata garantita, invece, dalla cessione del credito.
Il risultato? Se in una recente inchiesta condotta da ENEA a fine 2022 appena il 38% degli intervistati si dichiarava disponibile a fare lavori di ristrutturazione richiedendo il bonus in questione (contro un 52% sfavorevole e un 11% indeciso) oggi l’ago della bilancia penderebbe indubbiamente molto più a favore degli scettici. E, a ben guardare, chi potrebbe dargli torto?