Pannelli solari: nuove indicazioni dall’UE

Autore:
Elisabetta Coni
  • Perito per il turismo

La nuova proposta di legge dell’Unione Europea su pannelli solari e materie prime critiche rischia di sollevare ulteriori polemiche dopo quelle riguardanti le case green entro il 2050: saranno tutti d’accordo sul riusare e riciclare? E quali saranno le scadenze? Tutti i dettagli. 

Pannelli solari, nuovo regolamento UE sul riciclo materie prime critiche
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Fermo restando che l’Unione Europea considera i pannelli solari dismessi come rifiuti elettronici da smaltire come tali, ci si è chiesto spesso se sia una pratica utile procedere allo smaltimento dei moduli fotovoltaici. E tra le altre cose, sono in poche le ditte specializzate in questo senso.

Ma ci si è resi conto che probabilmente recuperare le risorse e soprattutto i materiali rari contenuti in questi pannelli costa meno che riprenderle nuove.

Ed è per questo che lo scorso 16 marzo che la Commissione Europea ha presentato una proposta di legge che punta a garantire una catena di approvvigionamento sicura e sostenibile delle cosiddette materie prime critiche a cui sono annoverati non solo i pannelli solari, bensì anche altri apparecchi elettronici.

Insomma, si è visto che se la UE vuole un futuro green ed ecofriendly, ecco che si deve cambiare mentalità e non considerare uno scarto, bensì una miniera di materie prime da riutilizzare. 

Pannelli solari e smaltimento, la proposta UE

impianto fotovoltaico
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La proposta di legge è molto semplice: ogni Stato membro dovrà migliorare i sistemi di recupero e riciclaggio dei rifiuti ricchi di materie prime preziose. ovviamente, il testo è puramente una bozza visto che dovrà essere discusso ed eventualmente modificato per poi essere approvato dal Parlamento e dal Consiglio UE entro fine anno.

Argento, rame e silicio, ma anche vetro, alluminio e polimeri derivanti da materiale plastico. Tutte materie prime recuperabili e che possono avere nuova vita e provenienti solamente da un modulo solare. Ma non è tutto. Si possono recuperare materie prime anche da auto elettriche, pompe di calore, chip, prodotti farmaceutici e addirittura munizioni.

In comune, tutti questi oggetti hanno sostanze rare: a conti fatti, costa meno recuperarle da qui invece di andarle a prelevare nel luogo di origine. Sicuramente si avrà meno impatto ambientale e si ha anche una fonte di approvvigionamento continua. Basterà che ogni Stato migliori la sua personale strategia su estrazione, raffinazione, riciclaggio e diversificazione degli stessi.

Pannelli solari e materie prime critiche, la polemica

Siamo tutti d’accordo che le materie prime di cui disponiamo non sono inesauribili, oltre al fatto che sono difficilmente estraibili. Ma è anche vero che nei pannelli solari di ultima generazione è difficile che abbiano metalli rari. Tuttavia, se ogni Stato si mettesse a recuperare le sostanze di cui abbiamo bisogno per creare un modulo fotovoltaico ex novo, si ridurrebbero gas e si renderebbe stabile la filiera. Al momento infatti dipende tanto da pannelli made in China o comunque zona Sud-Est asiatico.

Basta comparare i dati con quelli USA, in quanto solo in America il 90% dei pannelli solari a fine vita o difettosi finisce in discarica, occupandole in modo spropositato. Anche nella UE il tasso di riciclo dei pannelli solari è pari a circa il 10%, sia del comparto fotovoltaico sia di tutti i materiali che hanno all’interno componenti e materie prime strategiche. 

Ma la polemica è appena iniziata, soprattutto a causa di alcuni punti che si devono considerare:

  • difficoltà del processo: spesso i componenti sono incollati insieme e quindi si rischiano contaminazioni e perdite; 
  • costi elevati: invece di triturare tutto in massa, si dovrebbero separare i singoli componenti, ma ci vogliono macchinari sofisticati e costosissimi;
  • pannelli solari a fine vita: se è pur vero che contengono materiali interessanti, è la struttura di essi a non essere stata progettata per un riuso futuro;
  • processi di smaltimento automatizzati, pertanto standard e solo in infrastrutture mirate a gestire piccole quantità di rifiuti, non adatte per grandi volumi.

E in tutto questo, la scadenza per adeguare ogni Stato membro a questa pratica e quindi a questa sorta di regolamento sarà probabilmente il 2031. Una tempistica relativamente stretta sia per l’Italia, sia per le altre nazioni europee.

Da tenere conto che aumenterà il numero di impianti fotovoltaici chiavi in mano o con sistema di accumulo e, soprattutto, ci sarà un incremento di quelli destinati ad arrivare a fine vita. Ecco la nostra guida per capire cosa sono questi impianti.