Il Superbonus è davvero costato 2.000 € a cittadino? I numeri che contraddicono il Governo
Sono diversi giorni, ed esattamente dal 16 febbraio 2023, che ce lo sentiamo dire: il Superbonus, in particolare la cessione del credito e lo sconto in fattura, ha impattato negativamente sull’economia dello Stato. Questa è la motivazione per cui il Governo Meloni ha deciso di dare lo stop a queste due misure lasciando attivo solo il rimborso mediante detrazione fiscale. Ma cosa c’è di reale in quanto asserito dall’esecutivo? Ognuno di noi ha davvero dovuto sostenere un costo di 2.000 € per finanziare il Superbonus? I numeri sembrano dire tutt’altro.

Subito dopo l’approvazione del Decreto del 16 febbraio 2023 con cui il Governo ha dato lo stop definitivo alla possibilità di utilizzare, in materia Superbonus e, in generale, bonus edilizia, la cessione del credito e lo sconto in fattura, abbiamo assistito ad una conferenza stampa interessante. In quell’occasione, il Ministro dell’Economia Giorgetti si era premurato a spiegare le ragioni di quella che, si sapeva, era una scelta destinata a sollevare un polverone nel settore edile.
Alla base di tutto il costo ritenuto insostenibile che questa misura comportava per il Paese, quantificata in ben 2.000 € a cittadino. Un’enormità, a ben guardare. Una cifra che ha fatto storcere il naso a molti e che ha dato il via ad una vera e propria corsa ai dati. E i numeri hanno svelato la realtà. Le cose stanno davvero così?
Superbonus e la situazione fuori controllo

Nei giorni scorsi è stata la stessa Giorgia Meloni a ritenere il Superbonus come una situazione fuori controllo. Ed il tutto dopo che Giorgetti aveva quantificato l’impatto su ogni cittadino in 2.000 €. Ma, dati alla mano, non è propriamente così! Come hanno fatto, innanzitutto, al Governo ad arrivare a questo numero? Semplicemente dividendo i 120 miliardi di euro che il Tesoro ha stimato per i bonus edilizi (e non solo per il 110%) per i 60 milioni di cittadini italiani. Risultato, chiaramente, 2.000 € pro capite.
Discorso, però, che fa acqua da tutte le parti dal momento che non è così che va calcolato l’impatto di una misura a livello nazionale. Non calcolare i ritorni economici (come ha fatto il Governo) sballa inevitabilmente tutti i numeri.
Le indagini più recenti in merito sono state fatte da Nomisma che ha calcolato che, per il Superbonus, lo Stato abbia messo in campo 71,8 miliardi di euro, impattando sul piano economico per un totale di 195,2 miliardi di euro (ben più che triplicato). Il disavanzo sarebbe stato colmato dall’aumento del PIL e da quello del valore degli immobili sottoposti ai lavori. Dato quest’ultimo da considerare specie con la recente Direttiva sulle case green che porterà notevoli risparmi energetici (stimanti in quai 30 miliardi di euro annui che i cittadini risparmieranno).
La conferma dell’ANCE
I dati di Nomisma sono stati confermati anche dall’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili) che ha stimato che 1/3 del Prodotto Interno Lordo italiano derivi proprio dai bonus edilizi. A fronte di un PIL, per il 2022, a +3,9% (un’enormità considerato che la Cina si è “fermata” ad un +3%), ben l’1,3% sarebbe da collegarsi a tutti questi bonus edilizi.
Che dire, poi, dell’aumento dei posti di lavoro? Negli ultimi due anni vi sono state ben 250.000 nuove assunzioni e circa 170.000 di queste non sarebbero esistite se non ci fossero stati il Superbonus and company a trainarle. Nel computo, secondo l’ANCE, occorre considerare anche gli effetti positivi sull’emergenza energetica. L’Italia, su questo fronte, doveva risparmiare 3 miliardi di metri cubi di gas e, grazie agli interventi realizzati col Superbonus, ne risparmierà già ben 2. Un ottimo traguardo che non giustifica le misure del Governo.
Il discorso dei 2.000 € pro capite spesi dai cittadini italiani per quest’agevolazione non regge perché il ritorno economico che finisce nelle casse dello Stato non è stato affatto considerato dal Governo, dal quale, comunque, si attende a breve un maxi emendamento.