Direttiva sulle case green, finalmente il via libera alla revisione

Autore:
Patrizia Maimone
  • Dott. in Informatica

Grande preoccupazione sta causando la nuova Direttiva sulle case green che, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica degli immobili, rischia di avere impatti davvero devastanti sui cittadini. Il Parlamento Europeo, però, ha dato il primo assenso ad una revisione della norma in questione.

Tutte le classi energetiche
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Il Parlamento Europeo ha detto di sì alla revisione della Direttiva sulle case green, argomento attorno a cui si è sviluppato una crescente preoccupazione legata ad una possibile svalutazione di buona parte degli immobili italiani (sono circa 57 milioni, secondo l’Agenzia delle Entrate, quelli che sarebbero coinvolti dalla norma).

L’obiettivo che si vorrebbe realizzare con la direttiva in questione è chiaro, ovvero ridurre le emissioni energetiche degli immobili. Ma a quale costo? E su chi ricadrebbero i disagi derivanti?

Revisione Direttiva case green: primo sì dell’Europa

Esprimere un voto
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Con 49 sì, 18 no (con voto contrario degli eurodeputati della maggioranza) e 6 astenuti, il Parlamento Europeo ha dato, lo scorso 9 febbraio 2023, il via libera alla revisione della Direttiva sulle case green che ha creato, negli ultimi periodi, un grandissimo clima di stress e preoccupazione attorno ai limiti posti dall’Europa ritenuti improponibili per la situazione italiana.

Nobile l’obiettivo, ovvero la riduzione delle emissioni di biossido di carbonio. Il costo della riqualificazione, però, non può gravare sulle tasche del cittadino, già impoverito dall’aumento dei costi dell’energia (legato al conflitto Russia-Ucraina).

Il compromesso che per il momento è stato accettato vedrà la possibilità per ogni Paese membro di prendere in considerazione, nello stabilire le proprie regole, parametri importanti tra cui il prezzo elevato della materia prima, l’impossibilità eventuale di realizzare l’intervento o il fatto che non ci sia abbastanza personale qualificato a disposizione.

Un compromesso che potrà riguardare, però, al massimo il 22% degli edifici su cui intervenire e che avrà una scadenza ben precisa: l’1 gennaio 2037.

La Direttiva sulle case green prevede, comunque, la possibilità di deroga per alcune categorie di immobili che è possibile riassumere come segue:

  • Edifici di interesse storico e architettonico.
  • Edifici che ricadono in zone sottoposte a vincolo.
  • Seconde case o case al mare (che vengono utilizzate per meno di 4 mesi annui).
  • Edifici di culto.
  • Ogni struttura temporanea (l’esempio più classico è rappresentato dagli stabilimenti balneari).

A questo punto bisogna attendere marzo quando si attendono gli ulteriori step per l’approvazione.

Perché è scoppiato il caso “case green”?

La grande preoccupazione e, di conseguenza, l’esplosione del cosiddetto caso case green si deve all’intenzione dell’Unione Europea di portare tutti gli immobili ad avere una classe di efficienzza energetica migliorata che dovrà essere obbligatoriamente pari a minimo la E entro il 2030 e la D nel 2033.

Una norma che dovrà riguardare tutti gli edifici residenziali ma che è vista come troppo ambiziosa nel Bel Paese dove, ad oggi, il 74% degli immobili ricade, addirittura, in una classe di efficienza energetica inferiore alla D.