Direttiva case green: qual è la posizione dell’Italia?

Autore:
Patrizia Maimone
  • Dott. in Informatica

Sono passate poche ore dal sì definito dell’Europarlamento alla Direttiva sulle case green. Ma è già da tempo che quest’ultima ha gettato nello scompiglio l’Italia intera. Il motivo sta nel fatto che buona parte del patrimonio edilizio nazionale andrebbe ad essere toccato dalla norma. Ma qual è, nel dettaglio, la posizione del nostro Paese verso questi nuovi obblighi che giungono proprio dall’UE?


Lavori casa in costruzione
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L’Italia è un Paese in cui, si sa, una grossissima fetta degli immobili si trova in classe energetica G, la meno efficiente. Dati alla mano, comprendiamo come la situazione della Direttiva sulle case green preoccupa non poco la politica italiana, allarmata per l’impatto della misura sui cittadini.

Attenzione: l’Italia non è assolutamente contraria alla cosiddetta transizione ecologica ma, specialmente secondo Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, proprio la penisola ha bisogno di una flessibilità ancora maggiore.

La motivazione risiede nel fatto che, come anticipato, in quanto ad efficienza energetica, gli immobili italiani sono molto indietro rispetto a quanto accade nel resto del continente europeo. Ecco che, a questo punto, l’unica soluzione che si prospetta, secondo la politica nazionale, è quella di una concessione di scadenze più ampie per il nostro Paese.

Direttiva case green: la mozione del centrodestra

firmare un documento
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Il centrodestra italiano è molto compatto nel sostenere che la Direttiva sulle case green, così com’è, non può assolutamente essere accettata dall’Italia. Questo perché, in base a quanto si legge nella mozione presentata al Governo Meloni,

bisogna scongiurare l’introduzione della disciplina sulle case green, nell’ottica di tutelare le peculiarità dell’Italia e, dunque, garantire al nostro Paese la necessaria flessibilità per raggiungere obiettivi di rispamio energetico più confacenti alle proprie caratteristiche.

Il centrodestra definisce la nuova direttiva come una patrimoniale nascosta che porterebbe una serie di danni importanti per gli italiani e che metterebbe in pericolo sia i proprietari di casa che il valore degli immobili stessi.

In base a tutto questo, bisognerebbe pensare ad una transizione ecologica da effettuarsi in maniera graduale, garantendo al contempo le giuste risorse agli italiani per potersi adeguare, senza che quest’obbligo comporti oneri aggiuntivi.

Cosa prevede la Direttiva sulle case green?

Vale la pena, adesso, ricordare quello che la Direttiva sulle case green stabilisce in riferimento a tutti gli Stati Membri, Italia inclusa (a questo proposito, ecco il nostro approfondimento sul sì europeo alla Direttiva).

In particolare, tutti gli edifici residenziali dovranno collocarsi obbligatoriamente in classe E entro il 2030 e in classe D entro il 2033. Tempi ancora più stringenti sono previsti, invece, per gli edifici ad uso pubblico e non residenziale.

In Italia, qualcosa come il 74% degli edifici è in una classe inferiore alla D e il 60% non raggiunge la E. Necessario, quindi, uno sforzo non indifferente che, comunque, secondo i maggiori economisti nazionali, porterà le famiglie italiane a risparmiare circa 2.000 euro ogni anno sui consumi del gas.