Crisi Superbonus: l’Italia a rischio recessione?

Autore:
Patrizia Maimone
  • Dott. in Informatica

Dopo giorni di puro caos legato alle novità sul Superbonus, prima tra tutte lo stop che il Governo Meloni ha dato alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura, diversi gli enti che lanciano l’allarme. La crisi in atto rischia di far chiudere centinaia di imprese, lasciare migliaia di lavoratori a casa e portare l’Italia in recessione.

banconote di euro
Autore: angelolucas / Pixabay

Situazione sempre più concitata attorno al tema Superbonus! Le soluzioni che si attendevano in questi giorni e che riguardavano, in particolare, i cosiddetti crediti incagliati, stentano ad arrivare ed è così che da più parti si solleva l’allarme.

In base a quanto viene affermato, sono migliaia, ad oggi, i cantieri che rischiano di chiudere senza la possibilità di ultimare i lavori. Tantissimi, poi, quelli che non li inizierebbero nemmeno!

A lanciare questo grido d’allarme disperato è, ancora una volta, l’ANCE, Associazione Nazionale Costruttori Edili che definisce le ultime scelte del Governo come un vero e proprio passo falso.

La Meloni e i suoi ministri, in particolare, starebbero, secondo le associazioni, impedendo al Paese di portarsi avanti con i processi di efficientamento energetico (necessari per rimanere al passo con la Direttiva Case Green voluta dall’Unione Europea). Da non sottovalutare, poi, il fatto che l’intero comparto edilizio rischia il collasso e l’Italia si avvicina alla tanto temuta recessione.

Allarme ANCE: Italia vicinissima alla recessione

banconote di euro stese
Autore: Bru-nO / Pixabay

Crediti incagliati che sono già stati maturati ma che non risultano pagati per un totale di 19 miliardi di euro. Proprio attorno a questi gira l’allarme che l’ANCE ha tenuto nuovamente a lanciare nelle ultime ore definendo come situazione esplosiva quella

venutasi a creare dopo l’approvazione del decreto legge sulla cessione dei crediti, che non risolve in nessun modo il problema dei crediti incagliati legati ai bonus edilizi.

Stefano Betti, vicepresidente dell’ANCE, è stato molto chiaro su quel che accadrebbe in caso di mancato sblocco di tali crediti:

115.000 cantieri di ristrutturazione delle case in tutta Italia, oltre 32.000 imprese e 170.000 lavoratori, che raddoppiano se si considera l’indotto.

La soluzione da adottare immediatamente, sempre secondo l’ANCE, è quella di dare il via alla compensazione mediante F24 che si era paventata nei giorni scorsi dando anche la priorità alla possibilità d’acquisto dei crediti stessi da parte di aziende statali ed istituzioni. In caso contrario il rischio concreto per l’Italia è quello della recessione che viene così giustificata:

l’effetto complessivo del decreto porterà il Paese in recessione, andando oltre l’annullamento della lieve crescita prevista nelle ultime stime della Commissione Ue (+0,8%)”. Betti, pertanto, chiede di prevedere, in modo selettivo e in funzione degli spazi di finanza pubblica disponibili, “la possibilità di fare cessioni per alcune tipologie di soggetti, in particolare gli incapienti, e/o di interventi.

Migliaia di posti di lavoro a rischio

Sono migliaia, secondo le stime di Confimi Industrie, i cantieri che quest’anno vedranno saltare la possibilità di iniziare i lavori con una riduzione di circa il 30-40% delle opere di efficientamento energetico previste per il Paese. Conseguenze gravissime che ricadrebbero anche sul settore occupazionale con oltre 170 mila posti di lavoro a rischio. L’appello al Governo è quello di prorogare i termini per gli interventi in questione almeno al 31 dicembre 2024 e di

reintrodurre la cessione dei crediti d’imposta e lo sconto in fattura per gli incapienti fiscali.