Confusione pazzesca sul Superbonus: dove sono finiti i soldi?

Autore:
Patrizia Maimone
  • Dott. in Informatica

Il Superbonus è da sempre una delle misure prese dal Governo (all’epoca di Giuseppe Conte) su cui si è discusso di più. Questo vale ancor di più negli ultimi giorni, da quando cioè l’esecutivo di Giorgia Meloni ha deciso per lo stop definitivo a cessione del credito e sconto in fattura. Una domanda, però, aleggia sempre più insistentemente nelle ultime ore: chi ha potuto usufruire maggiormente dell’agevolazione? I risultati sono sconcertanti.

condominio visto dal basso
Autore: smartschwarz / Pixabay

Sono due gli studi su cui, nelle ultime ore, si sono maggiormente concentrate le attenzioni di famiglie ed imprese. In attesa, infatti, del maxi emendamento del Governo che dovrebbe un po’ calmare le acque grazie a diverse modifiche al Decreto blocca cessioni del 16 febbraio 2023, pare che il futuro dell’incentivo venga valutato anche considerando le classi sociali che, finora, ne hanno usufruito di più.

Preso, tra l’altro, in considerazione anche il dettaglio inerente la tipologia degli edifici che, più di ogni altra, è andata incontro ad importanti opere di ristrutturazione. Il primo dato è stato stabilito a Triste mentre per il secondo ci si è affidati ad un indagine, effettuata a livello nazionale, da Nomisma. Quali sono i risultati? Scopriamolo!

Superbonus: i maggiori percettori guadagnano più di 3.000 € al mese

Banconote e monete
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La Fondazione Basso, insieme al Forum Disuguaglianze e Diversità ha svolto, nella città di Trieste, un’indagine per stabilire la tipologia di edifici che, più di altre, ha usufruito del Superbonus. Il risultato, riguardante i lavori effettuati nel 2021 e nel 2022, ha visto una prevalenza di edifici situati in zone popolari con una maggioranza di appartenenza ai ceti medio-bassi (il 54%). Si fermano al 46%, invece, i proprietari di casa definiti di ceto alto ed i cui immobili si trovano nelle zone più ricche della città. Non vi è, quindi, una particolare prevalenza degli uni rispetto agli altri. Un dato che, in ogni caso, riguarda una sola città (quella di Trieste) e che, proprio per questo, è da prendersi con le pinze.

Venendo al discorso beneficiari veri e propri, uno studio di Nomisma ha svelato che ben il 25% di coloro che hanno usufruito del Superbonus ha un reddito che supera i 3.000 € mensili. Il 23% di questi, poi, ha addirittura una seconda casa e se la passa, quindi, molto più che bene. Ai redditi medio bassi che hanno utilizzato l’agevolazione appartengono circa 1,7 milioni di italiani. Di questi, il 29% ha un’occupazione da impiegato, il 15% risiede in Comuni con meno di 100 mila abitanti e il 25% vive in condomìni composti da meno di 8 appartamenti.

Le ragioni del ceto medio basso?

Nonostante, quindi, il Superbonus sembri, almeno all’apparenza, essere per di più a favore dei ceti più alti, la sua “composizione” ha permesso anche alla parte di popolazione più “povera” di poter iniziare i lavori ristrutturando casa, laddove in condizioni normali non avrebbe avuto la capacità di farlo. Questo grazie al meccanismo della cessione del credito o dello sconto in fattura. Impensabile, infatti, il poter anticipare tutto il costo del lavoro vedendoselo rimborsare ratealmente nel corso degli anni futuri (e sempre che si abbiano le capienze Irpef necessarie allo scopo, come previsto dalla misura delle detrazioni fiscali). Ad oggi, l’unica soluzione paventata dalle banche è quella, lo ricordiamo, della compensazione con F24.