Blocco Superbonus: possibile apertura alla cessione dei crediti libera?
Il Governo Meloni, lo scorso 17 febbraio 2023, ha dato lo stop all’utilizzo di cessione del credito e sconto in fattura per tutti i lavori effettuati con bonus edilizi, Superbonus in testa. Una decisione che ha gettato nel caos imprese e contribuenti e che ha sollevato un vero e proprio polverone. Gridi d’allarme si sono levati da più parti ed è per questo che, in queste settimane, il Governo pensa ad una soluzione. E tra le possibili ipotesi spunta quella della cessione dei crediti libera.

La Camera dei Deputati potrebbe presto approvare alcune importanti modifiche al Decreto 11/2023 con cui l’esecutivo italiano, in tempi record, ha deciso e reso effettivo lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura per Superbonus e simili. Una scelta penalizzante per tanti e per la quale, adesso, tutti stanno aspettando le prossime decisioni del Governo. Più fonti parlano, al momento, di una possibile retromarcia del Governo.
Una di queste potrebbe (il condizionale rimane comunque d’obbligo) riguardare la cessione del credito libera che, dagli inizi, era prevista dal DL 34/2020. Si potrebbe, in definitiva, cedere i crediti d’imposta ad un soggetto terzo (detto cessionario) che sia diverso dalla figura dell’intermediario o ente finanziario. Ma quale scenario ci si potrebbe attendere in questo caso?
Cessione dei crediti libera per bonus edilizi, quando è possibile?

Dato per possibile il ritorno della cessione del credito libera per i bonus edilizi, si tratta di un’opzione applicabile comunque solo ed esclusivamente se il cosiddetto cessionario possiede, in particolare, un requisito. Questo riguarda la cosiddetta capienza fiscale che deve essere sufficiente per il credito acquisito. Cosa si intende per capienza fiscale? Ricordiamo che si tratta del totale delle imposte che vari soggetti passivi devono versare all’erario ogni anno. Un dato fondamentale da considerare prima di scegliere il cessionario adatto alle proprie esigenze. La verifica di questo requisito è tutto sommato semplice da effettuare dal momento che, nel caso fosse prevista come possibilità, basterebbe confrontarsi con i consulenti dei soggetti cessionari.
Un cessionario valido potrebbe essere, ad esempio, un imprenditore che pagando gli stipendi e tutte le tasse e i contributi ha dei debiti con lo Stato da saldare mediante la presentazione del modello F24. Proprio per questo, il contribuente in questione potrebbe avere interesse all’acquisto dei crediti d’imposta.
Cosa accade se manca la capienza fiscale necessaria
Nel caso in cui non vi sia sufficiente capienza fiscale, la prima conseguenza è la perdita dei crediti d’imposta. Quando le previsioni sulle tassazioni non hanno limiti di sicurezza adeguati, i cessionari stessi si guarderanno sempre bene dal rilevare questi crediti.
Nel caso in cui non dovessero, invece, presentarsi particolari problematiche in merito alla capienza fiscale, scegliere la cessione dei crediti libera significherà andare incontro ad un iter ben più semplice e veloce rispetto alle classiche cessioni effettuate a banche o intermediari finanziari in genere.
Questo si deve essenzialmente al fatto che la cessione dei crediti libera (e quindi a terzi soggetti diversi dagli istituti bancari) è più snella perché non viene sottoposta ai controlli preventivi dell’intera documentazione da parte degli Advisors degli istituti stessi. Per comprendere, comunque, se quest’ipotesi che circola nel settore verrà confermata, occorrerà attendere riscontri dal Governo che dovrebbe già fornire le prime importanti modifiche sul caldo tema Superbonus (in questo approfondimento abbiamo chiarito perché non è più conveniente) entro la fine del mese.