Le poesie di Nicola Spisso mio padre
Le poesie di Nicola Spisso mio padre
pubblicate su:
GLI ALUNNI DEL SOLE
annuario antologico plurilingue ed illustrato 1982
estratto dalla rivista ORIZZONTI DI GLORIA organo
ufficiale dell’accademia Inter.le di “Pontzen”
di lettere – scienze ed arti – Napoli – Italia
LA FINSESTRA
Non frene, ma lo sguardo posa
ad una finestra quasi sola,
smorzata di colore.
Come una creatura posasse,
con guance pallide e lo sguardo spento,
che’, dall’intelletto, pare la bionda treccia
morbida, fatta a fili d’oro…
O tu, Signore, dàlle quel che essa spera!
non negarle: essa è rara, si nota.
Dàlle il prodo.
ATe il capo chino, se è il Tuo voler,
chè sei divino!
UNA LACRIMA
Era di domenica! Ci recammo al camposanto
dove io credo e la chiamo terra mia.
Girammo intorno a far dover dai miei,
ove guardava ai vissuti ieri.
Frasi scritte e monumenti ornati,
ritratti di ogni corpo estinto
e, a tal prospetto, si distingueva il morto:
qualcun dicea: qui c’è mamma mia!
Una mamma disse: Figlia mia, presto verrò anch’io.
Ma eran tombe tutte pien di fiori, luci e candelabbri accesi.
Lo sguardo volsi all’altro lato
ove v’era una bambina sola, con due rose in mano,
china laddove la terra era negra.
E, lenta, mosse i passi ad essa giunta!
E Maria disse: E’ mamma! E vi depose le rose,
con una lacrima che la cadeva in viso…
e su:
ARMONIA DI COLORI E DI CANTI
annuario antologico plurilingue ed illustrato 1983
estratto dalla rivista ORIZZONTI DI GLORIA organo
ufficiale dell’accademia Inter.le di “Pontzen”
di lettere – scienze ed arti – Napoli – Italia
IL MARE
Non dormi mai, forse tu ascolti!
davanti a te, insieme a te,
non si rimane immobile.
Quanta gioia, ricchezza e pianto dai.
Tu sei grande,
ma non per chi ci appare maligno.
Non hai voce ma il tuo canto incanta,
non urli ma al solo tuo fruscìo
si trema.
Chi t’ama non osa tradirti,
ma troverà la pace in fondo, là…
nell’eco del silenzio, del tuo paradiso.
LA LAMPADA
Quanto è bella la notte,
quanto è dolce il sonno.
I figli dormono e si riposano,
la mamma dorme stanca ma è contenta.
Io li guardo e, con tenere carezze, me li stringo al cuore.
Tu lampada,
non disturbare il felice sonno loro,
fai passar la notte quieta,
il silenzio, l’abbaiar dei cani,
L’incantevole cinguettìo dell’usignolo,
il profumo d’una notte di maggio.
Quanto è bello il Creato
col profumo di primavera,
e, fra la luce e l’ombra,
tu lampada, si, tu lampada,
dai vita, speranza e morte.
FIGLIA MIA
Io credo, o Signore!
Par che sento una voce
il testo del destino, forse?
No, non può cambiarsi, le chiesi.
No, fu la risposta.
Com’era viscido il sapor
sapeva di fiele…
Volevo rifiutarlo o girarlo dall’altro lato,
ma dovetti credere e pur ancor mi offri a ciò,
con sguardo languido e qualche lacrima
che bevvi insieme alle mie: com’eran cocenti!
Mi strinse la mano che strinsi al core;
una sottile voce come per dire “addio”!
Io ti credo, la vedrò quando sarò da te,
io credo.
LA LUNGA NOTTE
Mentre le voci udivo
non erano incanti.
Il cor mi si rodeva,
non imprecavo ma chiedevo a Dio
che fossero fatte dolci,
purchè appartenessero al divino
o, nel fitto buio, rattarici timori
s’innestavano agli odii,
procurandomi ira.
Mi battei ma invano.
Allor pregai Iddio:
“Fa parte mia, mioSignore,
Tu sai cherchè vivo:
amo la Natura ed ess
quel che ho dato lor
son figli Tuoi.
Amali, come io li amo,
tendi la Tua mano
e luce del Tuo splendor.