Imu: occhio ai furbetti, anche loro la pagano
Imu: quando scatta esenzione per coniugi non legalmente separati? Chi deve pagare? Il caso specifico che ha fatto legge.

Il desiderio di non pagare tasse e imposte non è una cosa prettamente italiana. D’altronde le scadenze meno piacevole nella vita di una persona sono proprio quelle legate agli impegni con il Fisco. Ma da qualche decennio ormai, una delle scadenze più odiate è quella relativa all’IMU, un’imposta che, per chi faticato una vita per comprarsi una prima (od anche seconda casa), non è certamente il massimo.
Ecco che i tentativi di non pagare, fra esenzioni varie, sono all’ordine del giorno. Uno di questi è legato ai coniugi non legalmente separati che, dopo una vita trascorsa assieme, si vedono alle prese con la spartizione del patrimonio immobiliare.
Coniugi non separati legalmente: cosa succede per l’IMU
Cosa succede nel caso in cui abbiano la proprietà, ciascuno di un immobile? Chi deve pagare?
A dirimere la questione vale la pena di leggere la Circolare Ministeriale 3/ DF del 2012, la quale riconosce l’esenzione anche a quegli immobili destinati ad abitazione principale dei coniugi non legalmente separati con la residenza in comuni diversi, indipendentemente dalle motivazioni (ad esempio per motivi di lavoro, ci si trasferisce a livello di residenza per essere più vicini)
Scendendo però nel campo tributario, la circolare perde di efficacia. Ecco dunque che la Cassazione è dovuta intervenire per precisare che, anche nel caso sopra citato che, anche quando abitino ufficialmente in due appartamenti distinti, il nucleo famigliare rimane unico e quindi tale è l’abitazione, ovvero non può essere distinta in due.
Pertanto il contribuente, qualora viva in un immobile di cui risulti essere il proprietario (o titolare di altro diritto reale), non potrà godere dell’agevolazione, poiché tale luogo non ha il il presupposto della “abitazione principale” del suo nucleo familiare (Cass. civ., Sez. VI, 17/01/2022, n. 1199).
Il precedente del 2012
Il caso era sorto nel 2012,quando un comune inviava ad una contribuente avviso d’accertamento, al fine di recuperare l’Imu. In prima istanza, il ricorso della persona era stato accolto sia dalla Commissione tributaria provinciale che da quella regionale. Ribaltato in Cassazione invece il verdetto, che faceva prevalere la tesi secondo cui, nel caso specifico di coniugi non legalmente separati aventi residenza in due differenti Comuni, l’esenzione non aveva diritto di sussistere.
A dar manforte a tale tesi è quanto deciso dal Legislatore nel DL 21 ottobre 2021, n. 146 convertito in legge 17 dicembre 2021, n. 215 recante «Misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili – GU Serie Generale n. 301 del 20-12-2021)».
Secondo l’articolo 5-decies, non importa che i componenti della famiglia abbiano residenza in case diverse, poichè attribuisce soltanto ad uno solo dei componenti (e quindi ad una sola abitazione), l’esclusione dal pagamento del tributo. A scegliere chi sarà esentato saranno gli stessi elementi della famiglia, potendo così decidere chi potrà non pagare.
E tale norma vale anche nel caso in cui gli immobili si trovino in comuni diversi.
Per concludere, con il termine di abitazione principale si intende solo e soltanto quella dove il proprietario e la sua famiglia abbiano stabilito:
- residenza, facilmente verificale mediante la consultazione dei registri dell’anagrafe
- dimora abituale, ovvero il luogo in cui la famiglia trascorre maggior parte dell’anno.