Energia rinnovabile: dalla UE ok a idrogeno e nucleare green
Dalla UE un clamoroso via libera per la produzione di energia derivata da idrogeno e nucleare purché si seguano dei criteri ferrei per la produzione da fonti pulite e solo come aggiunta alle fonti di energia rinnovabile. Vediamo i criteri da adottare e se sarà possibile installare impianti in Italia.

La Francia ha vinto il braccio di ferro contro la UE In fatto di idrogeno rinnovabile e green anche da nucleare.
Sono stati pubblicati il 13 febbraio 2023 dalla Commissione Europea i criteri per rendere ecosostenibile il produrre idrogeno. Infatti, dall’organismo europeo è arrivato l’ok anche per la categoria del low-carbon hydrogen, ovvero H2, un derivato prodotto con 70% di emissioni gas serra in meno rispetto a quello derivato dai combustibili fossili.
Insomma, una lunga trattativa per cercare di rendere ecosostenibile la produzione di energia anche se la direttiva RED per ora lascia da parte l’energia atomica.
Sono due atti delegati che consentono di ingranare la marcia in merito alla produzione di idrogeno rinnovabile ma a una condizione imprescindibile, ovvero che la capacità di elettrolizzatori installata non superi la potenza rinnovabile disponibile, visto che è obbligatorio che il vettore energetico dovrà essere prodotto esclusivamente da capacità rinnovabile aggiuntiva rispetto all’esistente.
Solo così possono essere definiti combustibili rinnovabili di origine non biologica ma prodotto in modo ecosostenibile.
Idrogeno rinnovabile, come funziona

I criteri per l’idrogeno rinnovabile vanno a stabilire determinate condizioni di produzione. Insomma, il criterio principale da rispettare è che le energie green costituiscano il 90% dell’energia elettrica disponibile in una data zona di mercato e quando l’intensità emessa è inferiore a 18 gCO2/MJ.
Questo ultimo criterio è fondamentale per la regola di diminuire del 70% le emissioni. In aggiunta, ci sarà una limitazione oraria per la produzione ecologica di H2, in modo da evitare di produrla quando le energie alternative scarseggiano e quindi farla diventare automaticamente più cara.
Per definire idrogeno rinnovabile comunque si deve dimostrare di aver usato una capacità generativa in aggiunta alle energie pulite pari alla domanda necessaria per l’H2 magari stipulando dei PPA con produttori di energia rinnovabile, come prima ipotesi, aggiungendo anche che la capacità aggiuntiva conta anche se installata non più tardi di 36 mesi per produrre idrogeno rinnovabile.
Nuova rinnovabile H2 low-carbon, salverà il nucleare?
Una bella trovata anche per evitare ritardi in fatto di autorizzazioni e per avere idrogeno pulito con flessibilità.
E per la cronaca, sulla carta anche quello prodotto dal nucleare va bene se si rispettano questi termini, il che Oltralpe è una buona notizia visto che è una energia che usano a piene mani.
Il tutto avverrà per gradi in quanto entro il 1 gennaio 2028 entreranno in funzione determinati progetti di elettrolizzatori e le regole non saranno applicate del tutto, visto che si calcolerà l’energia rinnovabile e da idrogeno verde su base mensile.
Ma dal 2030 in poi il calcolo dell’energia rinnovabile sarà effettuato su una base oraria. Così facendo, si spera di raggiungere l’obiettivo ambizioso di produrre 500 TWh di elettricità rinnovabile.
Si stima di raggiungere 10 milioni di tonnellate come produzione interna di idrogeno rinnovabile e 10 milioni di tonnellate di idrogeno importato entro il 2030.
In Italia sicuramente il dibattito sarà più che vivo, anche perché si dovrà discutere caldamente sulla locazione degli impianti, sugli adeguamenti e sulle varie linee guida.
Oppure, di importare semplicemente. Nel Belpaese per ora si pensa al fotovoltaico, soprattutto gli italiani sono interessati ai sistemi di accumulo, come descritto nella nostra guida dedicata.